
La coppia che scoppia
L’ingegnere di Milano che nel lettone, accanto alla moglie, voleva sempre il dobermann. Il chirurgo bergamasco che non perdeva una mostra per esibire il suo gatto certosino e al quale alla fine la compagna ha detto: “amore, sai che c’è? Tieniti il gatto e ciao”. La coppia gay di Latina che non sopravvisse alla convivenza quando il pitone uscì fuori dalla teca. E poi quella moglie di Battipaglia, nel Salernitano, che si rivolse al giudice perché il marito continuava a imporre ai figli la scena quotidiana di caccia marina: nutriva i suoi piranha con pesciolini freschi. Per non parlare della sposina allergica ai gatti e in breve sfinita dai sette felini di casa del marito. Insomma: quando il migliore amico dell’uomo si trasforma, suo malgrado e senza che ne abbia colpa, nel peggior nemico dei coniugi o dei fidanzati.
Sempre più spesso le coppie “scoppiate” ammettono che tra le cause della separazione c’è proprio una cattiva convivenza con Fido (la maggior parte dei casi) o Micio, anche se non mancano pappagalli, iguane, furetti, conigli, tartarughe e serpenti a spezzare l’incantesimo della luna di miele. Possibile arrivare ai ferri corti proprio per la presenza di un pet? Si, anche se gli animali non fanno altro che amplificare conflitti già in atto. Il cane, ad esempio, si inserisce moltissimo nelle dinamiche familiari: un partner lo difende e l’altro no, si creano rivalità. Peggio ancora quando si è costretti a rinunciare alle vacanze perché non si sa a chi affidarlo.
Che fare?
Il dato confortante è che le coppie che scoppiano stanno dimostrando grande senso di responsabilità verso gli animali. Da un lato aumentano le richieste di affido (a pagamento) alle associazioni, alle pensioni o ai canili, in attesa di trovare sistemazioni più consone all’animale rimasto “orfano”. Sempre meglio dell’abbandono, come accadeva troppo spesso fino a qualche tempo fa. Dall’altro, soprattutto, si stanno moltiplicando le richieste di affidamento e di mantenimento congiunto, proprio come i figli. Due sono le strade, che in genere portano a un accordo definito da una scrittura privata:
1. il mantenimento condiviso, nel quale ciascuno dei coniugi provvede al 50% delle spese
2. l’affidamento congiunto, nel quale la bestiola viene democraticamente gestita per un periodo da un partner e per un uguale periodo dall’altro.
di Edgar Meyer
presidente dell’associazione Gaia Animali & Ambiente Onlus
http://gaiaitalia.it