
Coda Tagliata: condannato veterinario per maltrattamento di animali
Un veterinario di 42 anni di Ravenna è stato condannato per maltrattamento di animali per avere mozzato la coda di tre cuccioli di cani da caccia e per falso per avere poi compilato un certificato ritenuto fasullo. Per lui 8 mila euro di multa mentre per il padrone delle bestiole – un 82enne forlivese accusato solo di maltrattamenti -multa da 5.000 euro (la Procura aveva chiesto rispettivamente condanne da 12 e 10 mila euro).
La vicenda si era innescata quando, qualche anno fa, il servizio veterinario di Forlì era intervenuto in un allevamento della Valle del Bidente con un’ottantina di cani custoditi in maniera ritenuta inappropriata.
Tra questi, anche una femmina di breton con sei cuccioli di cui tre anuri (nati senza coda) e tre che riportavano ancora i punti legati a una recente caudotomia (asportazione della coda). Dagli accertamenti era emerso che la caudotomia era stata eseguita quando avevano un paio di settimane di vita, cioè oltre gli 8-10 giorni entro i quali per i soli cani da caccia esiste una deroga alla specifica norma che vieta l’amputazione della coda a qualsivoglia animale.
Nel 2010 è stata introdotta in Italia una legge di ratifica della Convenzione per la Protezione degli animali da compagnia.
Grazie a questa legge sono vietati gli interventi destinati a modificare il mero aspetto di un animale da compagnia, senza risvolti curativi, classificando le azioni svolte come maltrattamento di animali.
Tra gli interventi vietati ci sono il taglio della coda o delle orecchie, la rescissione delle corde vocali e l’asportazione di unghie o denti. Unica eccezione ai divieti di cui in precedenza sono gli interventi volti a impedire la riproduzione degli animali, o quelli che un veterinario giudicherà necessari per ragioni di medicina veterinaria o nell’interesse di un determinato animale.
di Edgar Meyer
presidente dell’associazione Gaia Animali & Ambiente Onlus