
Il gatto di schrödinger
Il gatto di Schrödinger dello scrittore Philippe Forest è un romanzo che rappresenta una metafora della condizione umana, incentrata sulla sofferenza che si prova per la perdita di una persona amata. Il romanzo prende spunto dal famoso esperimento di Erwin Schrödinger, che il fisico propose nel 1935, e che pone il gatto come se fosse contemporaneamente vivo e morto, e al tempo stesso in due posti diversi.
Attraverso questa condizione, Forest innesta una dimensione autobiografica, da cui hanno origine svariate elaborazioni sulla realtà dell’immaginabile. Lo scrittore compie una profonda meditazione sul desiderio e sul lutto, riflettendo sulle gioie e sui desideri dell’umanità. Quindi, da un riflessione personale sconfina, tramite un racconto filosofico che va al di fuori del tempo e dello spazio, e riscopre nuovi confini di sé stesso e del mondo. Ecco che nasce la consapevolezza del nulla che ci circonda, fino a sentirlo parte di noi stessi, trasportando la mente in universi ed esistenze di cui potremmo far parte. Il gatto di Schrödinger è un romanzo che si serve della scienza per metterci a conoscenza di una specie di favola, all’interno della quale veniamo trasportati.
Il gatto di schrödinger: esperimento mentale
Il paradosso del gatto di Schrödinger è un esperimento mentale che Erwin Schrödinger fece nel 1935 per dimostrare i limiti della meccanica quantistica, ovvero la parte della fisica moderna che studia le leggi valide per le particelle elementari, cioè neutroni, elettroni, protoni, fotoni e così via. Schrödinger, che fu proprio uno dei fondatori della meccanica quantistica, riteneva che questa risulti incompleta quando è necessario relazionare il mondo subatomico con quello macroscopico.
Per l’esperimento, che nella realtà non è mai stato messo in pratica, occorre: un gatto, una scatola d’acciaio, un contatore geiger, una piccola quantità di sostanza radioattiva, una fialetta contenente del cianuro, un martelletto. Per cominciare, bisogna mettere la sostanza radioattiva nel contatore Geiger e collegarlo a un martelletto, che si azionerà solo quando avverrà il decadimento della sostanza radioattiva e colpirà la fialetta di cianuro. Il dispositivo mortale deve essere collocato assieme a un gatto in una scatola d’acciaio, che deve stare chiusa per un’ora. Poiché sappiamo con certezza che un singolo atomo di uranio emette radiazioni ma non possiamo dire assolutamente quando questo accade, possiamo dire che vi è un possibilità del 50% che l’atomo decada nel giro di un’ora con le stesse probabilità di trovare il gatto vivo o morto.
Gatto di Schrödinger: tra romanzo ed esperimento
Sia il fisico che lo scrittore, con il gatto di Schrödinger, hanno mostrato la potenza della forza del tempo e di quanto essa sia in grado di influenzare l’umanità. Il gatto chiuso nella scatola, nell’esperimento mentale del fisico austriaco e premio Nobel Erwin Schrödinger, è morto ed è vivo contemporaneamente, sulla base dell’effetto di una particella di gas radioattivo che può o non può dissolversi. Allo stesso modo, il gatto nel libro appare misteriosamente e scompare altrettanto misteriosamente, accompagnando il protagonista nel corso del romanzo e influenzandone le riflessioni, aiutandolo a scovare altrove il senso della vita.
L’altrove nella quotidianità indicato da Forest viene assimilato sempre più alle regole interiori del proprio corpo. Lo scrittore mostra come in qualsiasi momento e ovunque siamo, il reale si biforca e tutto ciò che è possibile si realizza simultaneamente. Il libro è un avvicendarsi di fondamenti concettuali e lo scrittore esamina le caratteristiche principali delle teorie che stanno alla base della visione moderna dei fenomeni naturali, cercando soprattutto di descrivere qual è l’immagine del mondo che ciascuna di esse comporta. Nella parte finale vengono analizzate le ipotesi di partenza su cui si basa la teoria di Bohm, aprendo nuove prospettive in particolare sul cosiddetto dualismo oggettivo onda-corpuscolo.