
Sindrome cerebellare nel gatto
Conosciuta anche come ipoplasia cerebellare, la sindrome cerebellare nel gatto è una patologia neurologica che interessa il cervelletto, una struttura dell’encefalo che ha il compito di coordinare i movimenti e garantirne la precisione durante l’esecuzione. In sostanza, il cervelletto monitora i movimenti dati dalla corteccia motoria agli arti e al corpo e li coordina. Se si verificano degli errori il cervelletto informa la corteccia per farli correggere. Se il controllo del cervelletto viene a mancare si manifestano movimenti anomali e in questo caso si parla di ipermetria, che consiste in tremori o tentennamento della testa, mentre la patologia nell’insieme viene chiamata sindrome cerebellare. Vediamo quali sono le cause, i sintomi e le cure di questa particolare patologia.
Sindrome cerebellare nel gatto: cause e sintomi
Le cause che possono provocare la sindrome cerebellare nel gatto possono essere diverse:
- Degenerazione spongiforme dei gatti egiziani, una forma piuttosto rara che si manifesta durante i primi due mesi di vita;
- Carenza di tiamina, un composto utile nel metabolismo dei carboidrati;
- Tumori;
- FIP;
- Malattie da accumulo lisosomiale;
- Traumi;
- Panleucopenia felina, che colpisce le cellule nello stato germinale e si manifesta non appena i cuccioli cominciano a camminare oppure entro i primi due tre mesi di vita a seconda del periodo in cui è stata contratta;
- Agenesia cerebellare;
- Criptococcosi;
- Toxoplasmosi.
Tutte queste cause possono generare la sindrome cerebellare e possono causare quindi un malfunzionamento del cervelletto che svolge il controllo cerebrale per assicurarsi che tutto è stato eseguito correttamente. Nel caso vi siano movimenti anomali, come ad esempio un arto che viene portato oltre il punto desiderato, vi può essere il sospetto che la patologia sia presente.
I sintomi che possono far capire la presenza della sindrome cerebellare nel gatto sono: ipermetria, ovvero il movimento esagerato di un arto, andatura plantigrada, atassia, base di appoggio che si allarga, incoordinazione motoria, tremori, difficoltà di stazione e di movimento. In alcuni casi possono presentarsi altri sintomi come nistagmo e deficit della risposta alla minaccia. In base alla causa da cui ha origine la sindrome cerebellare si possono riscontrare altri sintomi che sono tipici della patologia.
Sindrome cerebellare nel gatto: terapia
Per curare la sindrome cerebellare nel gatto non esiste una terapia definitiva. Dopo un’accurata diagnosi che consente di evidenziare la causa della patologia, si procede ad istituire una terapia relativa ad essa: ad esempio, se la causa è dovuta ad una carenza di tiamina, si procede con una terapia volta a correggere la carenza e genera come risultato una visibile regressione dei sintomi.
Allo stesso modo, se la causa è la Toxoplasmosi, la terapia da istituire ha come obiettivo il trattamento della malattia e anche in questo caso i sintomi migliorano. Diverso è invece il discorso nel caso la causa sia l’agenesia, ovvero la mancata formazione del cervelletto o di ipoplasia dovuta a panleucopenia, entrambe malattie congenite: in questi casi non esiste alcuna cura in grado di guarire l’anomalia e qualsiasi terapia non potrà mai condurre a risultati definitivi. Nel qual caso il gattino riesca a sopravvivere, sarà sempre condizionato da tremori e tentennamenti e ha bisogno di attenzioni particolari.
Chi ha in casa un gattino con queste patologie dovrà fare in modo di tenerlo dentro e accudirlo bene per evitargli ulteriori sofferenze. In ogni caso, è bene sottolineare che anche un gattino affetto da sindrome cerebellare può vivere serenamente se non ha tremori troppo esagerati che gli impediscono di fare qualsiasi cosa. Se tenuto al riparo da pericoli esterni il gattino man mano impara a muoversi tra le mura domestiche e può svolgere una vita tranquilla, protetto dall’amore e dall’affetto dei familiari.