
Il crimine – Dermatite del cane e del gatto e non solo
La dermatite del cane e del gatto è sempre più frequente e colpisce inesorabilmente un numero crescente di animali da compagnia. Ma non solo. Prurito nel cane e nel gatto, ma anche arrossamento della cute e delle zampe, pelo opaco e forfora, sono disturbi con cui moltissimi “proprietari” si trovano a dover fare i conti. Ma chi è il colpevole? Chi minaccia la salute dei nostri cani e gatti?
Gli indizi
Seguiamo insieme gli indizi come dei buoni detective per venire a capo del mistero, ma vi avvisiamo: non è detto che si tratti di una storia a lieto fine. Le risposte potrebbero non essere quelle che vi aspettate.
Risaliamo alla vita della nostra “vittima” e osserviamo immediatamente che, per ottenere un pelo splendente e morbido, era necessario fare lo shampoo molto frequentemente e ci chiediamo: ma è normale? E gli animali selvatici come possono averlo così bello? Il cattivo odore della cute è un altro problema molto comune, che non può essere ignorato. Può trattarsi dello stesso colpevole?
Indaghiamo e parliamo con alcuni testimoni per avere ulteriori indizi. Moltissime persone raccontano di divani, tappeti e moquette letteralmente invasi dal pelo. La perdita di pelo del cane e del gatto, inoltre, non è limitata a primavera e autunno, ma è continua e inesorabile.
Affidiamoci ad alcuni specialisti e chiediamo altri pareri in merito a questi attacchi subiti da cani e gatti, che via via si sommano e si presentano spesso in concomitanza. Molti veterinari ritengono che la dermatite del cane e del gatto, in particolar modo quella dorso-lombare, sia causata dal morso di una pulce, ma non sono in grado di trovarla nella cute del cane. Si sarà forse nascosta in qualche dove? Il mistero si infittisce.
L’analisi
Facciamo ricorso alla cosiddetta analisi differenziale e proviamo a ricostruire il caso sulla base degli indizi trovati, cercando di venire a capo del mistero.
In casi di prurito e dermatite del cane e del gatto, occorre innanzitutto escludere una parassitosi, ovvero se i disturbi sono causati da acari, pulci o pidocchi. Una volta appurato che il colpevole non si trova tra questi piccoli odiosi esserini, passiamo a verificare se si tratta di malattie di tipo allergico. Parliamo di atopia in casi di sensibilizzazione ad allergeni ambientali, molto difficilmente identificabili ed eliminabili. Ma se anche l’ambiente e gli allergeni sono innocenti, non ci resta che puntare la nostra lente di ingrandimento sull’alimentazione.
Possibile che sia lei la colpevole? Ma com’è possibile?
La deduzione
Torniamo sulla scena del crimine, anzi dei crimini, per analizzarli al meglio. Il prurito è localizzato ad aree precise, come collo, zampe, cosce e groppa del cane o del gatto. L’infiammazione compare poche ore dopo l’ingerimento di determinati alimenti. Ormai non sembrano esserci più dubbi, il nostro ragionamento deduttivo, unito ai sintomi, confermano l’ipotesi che il colpevole sia proprio l’alimentazione. Ma cosa nell’alimentazione provoca questi terribili effetti? E come? Ci servono delle prove.
Il colpevole
Come incastrare il colpevole e identificarlo chiaramente?
Seguiamo un’intuizione: l’alimentazione è cambiata rispetto a una volta. Il cibo è industriale, il mondo è inquinato. Possibile che i responsabili siano elementi chimici, di sintesi, che permangono nelle materie prime del pet food? Nel nostro rendez-vous finale puntiamo il dito contro un farmaco in particolare. Si chiama ossitetraciclina ed è un antibiotico storicamente utilizzato negli allevamenti intensivi, che potrebbe essere il responsabile dell’insorgenza di stati infiammatori nel cane e nel gatto. Questo antibiotico ad ampio spettro viene infatti utilizzato per evitare che gli animali, stretti in piccole gabbie e ammassati tra loro, si ammalino. Questa sostanza deve però permanere in qualche modo nel pet food e infidamente causare danni incalcolabili. Come incastrarla?
Le prove
Raccogliere le prove e dimostrare la colpevolezza non è facile. Fortunatamente l’indagine che ora stiamo (idealmente) seguendo, è stata l’indagine di un uomo, il Dott. Sergio Canello che ha dedicato 40 anni allo studio delle intolleranze alimentari del cane e del gatto, riuscendo infine a incastrare il nostro colpevole.
Tre ricerche scientifiche condotte dal Dipartimento Ricerca e Sviluppo SANYpet dimostrano in vitro la presenza di residui di ossitetraciclina sull’osso e sul grasso di pollo, oltre alla sua tossicità proprio quando si lega all’osso di tali animali, inducendo perfino danni al DNA e cambiamenti epigenetici. In poche parole l’abbiamo beccato presente sul luogo del crimine, abbiamo la foto del crimine e possiamo dimostrare che sarà in grado di colpire ancora.
La pena
Come punire questo nemico della salute dei cani e gatti?
Anche ai più scettici o a chi ritiene che il linguaggio scientifico sia prudente e si fondi su protocolli, l’ultima prova schiacciante è la sostituzione della consueta alimentazione. Se il vostro cane o gatto non presenterà nessun disturbo, anzi vedrà regredire i sintomi in pochi giorni se già colpito, allora la prova è schiacciante. L’ossitetraciclina è il nostro “uomo”.
Per punirla la soluzione è solo una: nutrire i nostri amici a quattro zampe con alimenti composti da ingredienti puliti, reperiti in luoghi incontaminati e proteine da allevamenti estensivi, il rifiuto categorico di inquinanti chimici e l’inserimento di estratti fitoterapici dai molteplici effetti benefici.
Giustizia è fatta?
Abbiamo incastrato il nostro infido nemico per il suo crimine. Un solo crimine. Ma se, nascondendosi nell’alimentazione, l’ossitetraciclina fosse responsabile anche di molti altri danni ai cani e ai gatti, come otite, gengivite, alitosi, vomito, diarrea e addirittura fenomeni ansiosi?*
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