È morto il mio cane: come reagire e cosa non bisogna fare?

È morto il mio cane: come reagire e cosa non bisogna fare

È morto il mio cane

È morto il mio cane: quante volte, con la voce rotta dal pianto, con lo sgomento che supera l’affanno della voce incapace di comunicare altro che una telegrafica informazione, con il dolore che scava sempre più a fondo, è capitato di pronunciare o ascoltare una frase simile? Tante, perché la morte del cane è un evento ineluttabile, contro il quale prima o poi dover fare i conti.

Ecco perché diventa fondamentale sapere come reagire, avere degli strumenti per affrontare il deserto della desolazione della perdita del proprio amato cagnolino. Avere qualche appiglio al quale aggrapparsi mentre il grido, anche senza voce, “ è morto il mio cane” , risuona potente e prepotente in ogni singola parte di voi.

Quando veniamo a conoscenza o ascoltiamo la fatidica frase: “ è morto il mio cane ” subito la mente visualizza tante situazioni, ricordi e pensieri per elaborare e superare tale lutto. Bisogna essere chiari in questo punto: l’elaborazione e il superamento di un lutto non è un percorso facile, a volte nemmeno lento, ma richiede pazienza e determinazione. A volte non è nemmeno un risultato prefissato da raggiungere, ma un percorso da compiere anche con le sue soste.

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Le reazioni alla morte

Le reazioni alla morte del cane possono essere svariate; chi tenta la sostituzione prendendone subito un altro, chi invece si abbandona alla disperazione. Sono entrambe soluzioni da evitare; prendere un altro cane è un bene, ma se lo si fa per colmare un vuoto può rivelarsi decisamente pericoloso e fallimentare.

È fondamentale avere la consapevolezza che un dolore non si elimina, si acquisisce. Anche per questo ci vuole tempo, perché non è una reazione immediata, ma un processo prolungato che, se evitato, prolunga il dolore stesso e il senso di vuoto.

Non bisogna nemmeno eliminare i ricordi. Per quanto fonte e mezzo di sofferenza, la memoria è importante, fondamentale, senza di essa non ci sarebbe storia, ma saremmo solo l’istante in cui viviamo, senza passato e senza futuro. Ricordare i momenti belli trascorsi con il cane è positivo, serve a capire che il tempo è un bene prezioso ma che per tutti, prima o poi, finisce.

È necessario, fondamentalmente, fare pace con sé stessi, con la propria identità ferita; prendere consapevolezza di quanto accaduto e attribuirgli la sua importanza, ma sapendosi distaccare da esso. Distaccarsi dal dolore, non dal ricordo o dal cane stesso.

Gli affetti e i sentimenti sono elementi delicatissimi che vanno trattati con cura, diffidando dall’esaltazione di essi, come se l’uomo fosse solo emotività. C’è anche un livello di ragione, spesso annebbiata dal dolore, che deve saper discernere, avere la forza (perché ce l’ha) di saper districare la matassa del dolore, accettarlo, portarne il peso, ma senza rinunciare alla possibilità di vivere altri momenti felici e positivi, senza per questo nutrire sensi di colpa per chi non c’è più.