
Il progetto Vite e bulloni
Ogni giorno nella metà delle scuole italiane avviene almeno un caso di sopraffazione tra coetanei. A Milano viene testato un modo originale per intervenire. Alla casa pediatrica a consolare e curare le vittime di bullismo ci pensano… i cani! «Il progetto Vite e bulloni è la prima sperimentazione al mondo di pet therapy come contrasto a questo fenomeno», spiega il dottor Bernardo.
Vite e bulloni: la pet therapy per aiutare i bambini
Che cos’hanno in comune Nina, una minuscola chihuahua, e il bernese Tommy che pesa cinquanta chili? Di sicuro non le dimensioni e nemmeno la razza. Ad accomunare i due cani è la loro missione speciale: riportare equilibrio e benessere ai giovani che hanno subito o commesso degli atti di bullismo. Succede alla Casa Pediatrica del Fatebenefratelli di Milano, dove ha appena preso inizio il progetto Vite e bulloni prima sperimentazione al mondo di pet therapy come contrasto al bullismo.
Un programma avviato in collaborazione con Frida’s Friends, associazione che si occupa di diffondere la conoscenza e la pratica della terapia “dolce”, basata sull’interazione tra uomo e animale che integra e rafforza le cure tradizionali, puntando al miglioramento comportamentale, psicologico ed emotivo. Non solo Nina e Tommy, ma altri otto cani partecipano al progetto, alternandosi per tre giorni alla settimana e restando a disposizione dei ragazzi almeno due ore, alla presenza di uno psicologo, di un educatore cinofilo, del proprietario dell’animale o del suo conduttore. Un protocollo di cura in tutto e per tutto, stabilito in base alle caratteristiche del paziente e agli obiettivi di recupero. «Grazie alla relazione con il cane, in affiancamento alle terapie, i giovani che vivono nel disagio riescono a trovare lo stimolo e la forza per superare le difficoltà», chiarisce Luca Bernardo, direttore del centro, che indica i presupposti scientifici di questa attività: «La relazione che si crea tra cane e paziente aumenta il livello di serotonina, e quindi di benessere, e contemporaneamente fa diminuire il cortisolo, di conseguenza lo stress e gli stati ansiosi associati. La terapia è pensata per le vittime di bullismo perché fa rinascere l’autostima, abbatte l’isolamento e la solitudine. Ma permette anche il recupero del bullo dal momento che rieduca all’empatia, insegna a mettersi nei panni dell’altro, dimostrando cosa succede quando si fa del male a qualcuno. Senza contare che un animale in braccio è sempre un momento di felicità nel dolore».
La presenza dei cani in ospedale è da tempo un supporto alla struttura pediatrica del Fatebenefratelli. Distraggono e sostengono i piccoli nei punti di prelievo, entrano nelle camere e si accoccolano sui letti, giocano e si fanno portare al guinzaglio per cani.
«Affidabilità e socievolezza sono le caratteristiche che devono avere questi cani-terapeuti», informa Tiziana Gori di Frida’s Friends, medico veterinario, esperta in pet therapy. «I cuccioli e i cani più anziani non partecipano e vengono coinvolte tutte le razze, grandi e piccole, a pelo lungo o corto. Ognuno porta la sua attitudine: ci sono i giocherelloni e quelli che amano farsi coccolare. Ciò che conta è la qualità della relazione che si stabilisce e che non riguarda solo il cane e il giovane paziente ma anche chi accompagna l’animale e la famiglia del ragazzo. Un’attività che non s’improvvisa», conclude l’esperta, ma si realizza con un percorso di formazione rivolto sia ai cani che ai loro conduttori».
Che cittadini saranno?
Ogni giorno in metà delle scuole italiane – elementari, medie e superiori – avviene un episodio di bullismo. Un dato che da solo basta a dare la dimensione di una emergenza sociale dei nostri giorni. Non a caso L’età dei bulli è il titolo che Luca Bernardo, direttore della Casa Pediatrica del Fatebenefratelli, l’unico centro nazionale antibullismo, ha dato al libro scritto con la psicoterapeuta Francesca Maisano. Un testo che testimonia i mutamenti del disagio giovanile, fino ad arrivare al bullismo «per il quale non esiste ancora una rete di protezione», sottolinea Bernardo, «mentre si moltiplicano le iniziative improvvisate senza alcuna preparazione scientifica». L’esperto si rivolge anche alla politica, lontana dall’adozione di azioni di contrasto e prevenzione, nonostante l’approvazione di una legge. E chiede: «Che cittadini saranno i tanti giovani immersi oggi nella depressione e nei disturbi di relazione?».
Di Paola Molteni
Pubblicato sul settimanale Vero
In edicola da venerdì 16 febbraio 2018