
Cane Trump: Quale cane?
Cane Trump – Del presidente Donald J. Trump è stato detto e scritto più o meno di tutto. Un punto sul quale quasi tutti i commentatori sembrano essere d’accordo è la descrizione della sua personalità come quella di un narcisista estremo. Al riguardo ci sono state anche spericolate diagnosi fatte senza la collaborazione del paziente, ma tant’è…
Detto in parole molto semplici, a Donald Trump fondamentalmente importa solo di Donald Trump. Ci si chiede dunque se uno così possa avere un cane. E soprattutto: uno così può prendersi cura di un cane?
La storia dei presidenti americani e dei loro cani è lunga, almeno quanto lo è quella della televisione e dei giornali popolari. La famiglia presidenziale deve andare in tv e sulle prime pagine delle riviste e deve andarci mostrando al pubblico di essere come tutte le normali e sane famiglie americane (posto che ne siano mai esistite, ma questo è un altro discorso): il pubblico deve potersi riconoscere nella first family. Soprattutto deve credere che il presidente sia un tipo col quale chiunque potrebbe fermarsi a parlare o a mangiare un hamburger da McDonald’s.
Anche se uno possiede chiare le stimmate dell’appartenenza all’aristocrazia del denaro e/o della conoscenza, come Barack Obama o Franklin Delano Roosevelt, deve in qualche modo fare finta di essere come l’americano medio. E l’americano medio ha moglie, figli, va in chiesa tutte le domeniche e possiede un cane.
Che poi questo non sia più vero per tutti, non importa: quel che conta è che rimanga in circolazione lo stereotipo, l’immagine idealizzata che l’America vuole coltivare e propagandare di se stessa. È un po’ la storia raccontata in L’uomo che uccise Liberty Valance (John Ford, 1962): tra la leggenda e la realtà è sempre la leggenda ad avere la precedenza.
E dunque: se sei stato eletto presidente (o anche se sei solo un candidato), devi avere un cane, c’è poco da fare.
Solo che il quarantacinquesimo inquilino del 1600 di Pennsylvania Avenue è uno che durante un comizio a El Paso ha dichiarato, papale papale: “Che figura ci farei a passeggiare con un cane sul prato della Casa Bianca? Non lo so, ma la cosa mi sembrerebbe un po’ fasulla…”. E se lo dice lui…
E comunque pare che, nel caso, se proprio lo costringessero, l’attuale presidente degli Stati Uniti preferirebbe un cane adulto, perché lui non avrebbe proprio la pazienza di star dietro alle bizze di un cucciolo.
Cane Trump: i precedenti
Cane Trump – Si diceva sopra che prima di Trump tutte le famiglie presidenziali hanno avuto uno o più cani da esibire alla stampa e da far scorrazzare sui prati della Casa Bianca.
Ce l’aveva il predecessore di Theodore Roosevelt, William McKinley, che cominciò il suo mandato nel 1897. Ce li aveva Barack Obama, i cui due portoghesi d’acqua Bo e Sunny erano i beniamini dei fotografi, così richiesti da avere addirittura un loro programma ufficiale. Ce l’aveva Warren G. Harding, il presidente del “ritorno alla normalità” dopo la parentesi dell’austero e ideologico accademico presbiteriano Woodrow Wilson, colui che aveva guidato l’America nell’inferno della Grande Guerra. Il suo cane, Laddie Boy, era un airedale terrier: partecipava alle sedute del governo e nel 1923 fu pure ospite d’onore della tradizionale corsa delle uova di Pasqua della Casa Bianca.
Quanto a JFK, il suo cane Pushinka era un bastardino che gli era stato regalato niente meno che dal presidente dell’Unione Sovietica Nikita Krusciov. Un cagnetto di rango, tra l’altro, perché era imparentato con Laika, la prima cagnolina ad aver volato nello spazio (nel 1957).
Quanto a Lyndon B. Johnson (vicepresidente e successore di JFK nel 1963), i suoi beagle si presero addirittura la copertina di Life nel 1964, e si era in piena guerra del Vietnam.
E veniamo a Millie, lo spaniel di casa Bush (Senior, ovvero George H. W., quello della Guerra del Golfo): fu talmente famoso da meritarsi un libro tutto suo, che tra l’altro vendette anche molto bene, addirittura più delle memorie del padrone. È rimasta nel cuore di tutti, tra l’altro, anche l’immagine dell’ultimo cane di Bush il Vecchio, Sully, mentre veglia la bara dell’amato e augusto padrone (Sully cane di Bush veglia ancora il suo presidente).
Franklin Delano Roosvelt, infine, forse il più grande presidente del Ventesimo secolo (eletto per ben quattro volte), anche lui era molto affezionato ai suoi Scottish terrier, Fale e Maggie.
In casa Ronald Reagan, infine, il ruolo di cane presidenziale fu di Rex, uno spaniel.
Cane Trump: questione di tradizione
Cane Trump – La Casa Bianca deve ospitare un cane. La tradizione è talmente consolidata che quando nel 2016 il governatore del Wisconsin corse per la presidenza si discusse addirittura se la sua allergia ai peli di cane non potesse configurarsi come un ostacolo alla candidatura.
Ma pare proprio che con Trump anche questa tradizione debba subire uno stop e comunque, come s’è visto, la sua avversione ai cani non gli ha impedito di essere eletto.
I suoi precedenti non fanno presagire che possa cambiare idea circa l’eventuale convivenza con un quattro zampe. Nella sua autobiografia la prima moglie Ivana ha scritto che il presidente “non ama i cani” (l’understatement dell’anno?) e che quando stavano insieme la coabitazione tra Donald e il barboncino della moglie Chappy non fu una bella esperienza.
Da quando è stato eletto, molti hanno provato a convincerlo a prendere un cucciolo, ma “the Donald” finora ha sempre risposto picche.
Diciamo che molti in America quando si parla del presidente Trump non esitano a pronunciare o a scrivere la parola “asshole”: il suo atteggiamento nei confronti dei cani molto probabilmente non fa che confermare la sostanziale esattezza di questi giudizi un po’ liquidatori.
Cane Trump: otto anni senza un cane alla Casa Bianca?
Cane Trump – Come che sia, giova ricordare che salvo sconquassi imprevedibili (come finirà il Russiagate?) il quarantacinquesimo presidente ce lo dobbiamo tenere ancora fino al 2020. E non va dimenticato che è anche possibile che ci sia un supplemento fino al 2024.